Un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Vicenza ha smascherato un’organizzazione criminale dedita al riciclaggio dei proventi delle frodi fiscali nel settore dei rottami metallici, coinvolgendo numerose province italiane, tra cui Mantova. L’indagine si inserisce nell’ambito delle attività di contrasto previste dalla normativa antiriciclaggio (AML) e ha evidenziato l’efficacia dell’incrocio tra intercettazioni telefoniche e verifiche bancarie nel ricostruire il flusso di denaro illecito. Il blitz ha portato alla luce una rete articolata, con ramificazioni anche all’estero.
Mantova al centro del traffico illecito
Tra i soggetti coinvolti figura anche un cittadino cinese residente nel Mantovano, ritenuto uno dei contatti operativi degli “spalloni”, ovvero i corrieri incaricati del trasporto di denaro contante.
Secondo le indagini, l’uomo avrebbe consegnato almeno 200mila euro in contanti a uno dei membri dell’organizzazione.
Il suo ruolo era fondamentale nella movimentazione del denaro all’interno del circuito noto come China underground bank, una banca informale e segreta utilizzata per eludere i controlli antiriciclaggio.
Il meccanismo della frode: fatture false e bonifici all’estero
Il modus operandi dell’associazione per delinquere prevedeva l’emissione di fatture false da parte di società cartiere con sede a Brescia e Roma, al fine di giustificare acquisti in nero da parte di 25 aziende distribuite in diverse regioni italiane.
I bonifici effettuati dalle aziende clienti venivano poi girati a società estere, tra cui una con sede a Hong Kong e un’altra in Belgio.
Il denaro veniva successivamente rientrato in Italia in forma contante, chiudendo il cerchio del riciclaggio internazionale.
Un traffico milionario: 110 milioni in 556 viaggi
L’inchiesta ha documentato oltre 556 viaggi di denaro contante, per un totale di 110 milioni di euro movimentati tra l’Italia e l’estero nell’arco di appena un anno e mezzo.
Le attività illecite venivano giustificate con false operazioni commerciali, eludendo così i controlli previsti dalla normativa antiriciclaggio italiana.
L’organizzazione tratteneva una commissione dell’1,5% sulle somme trasferite, un business estremamente redditizio per i 16 membri dell’associazione.
La normativa AML sotto stress: il caso Mantova
Il blitz conferma la necessità di rafforzare i meccanismi di controllo previsti dalla normativa AML (Anti Money Laundering), soprattutto nei settori ad alto rischio come quello del commercio dei rottami metallici.
Le banche e gli operatori finanziari devono incrementare le misure di adeguata verifica della clientela, monitorare attentamente le operazioni sospette e collaborare attivamente con l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia.
Il caso di Mantova è emblematico: anche i territori apparentemente periferici possono diventare snodi cruciali nel traffico internazionale di capitali illeciti.
Riciclaggio: serve un’azione coordinata e preventiva
Per contrastare efficacemente il riciclaggio e le sue varianti più sofisticate, come quelle emerse a Mantova, serve un’azione congiunta tra forze dell’ordine, istituzioni finanziarie e imprese.
Oltre al potenziamento degli strumenti AML, è fondamentale promuovere una cultura della legalità, sensibilizzando anche gli operatori economici sui rischi di infiltrazione criminale.
Solo così sarà possibile arginare un fenomeno che danneggia l’economia reale e mina la fiducia nei mercati.