Riciclaggio da 20 milioni € a Brescia: arrestato un imprenditore edile

Riciclaggio a Brescia

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La Guardia di Finanza di Cremona, su delega della Procura di Bolzano, ha eseguito due arresti domiciliari nell’ambito di una maxi inchiesta che ha portato alla luce un sofisticato sistema di riciclaggio denaro e reati fiscali. Tra i destinatari delle misure cautelari figura un imprenditore edile della provincia di Brescia, ritenuto il vero gestore di un complesso schema di frode basato sull’uso di società intestate a prestanome e su trasferimenti illeciti di denaro all’estero. Le indagini hanno portato anche al sequestro preventivo di beni per oltre 5 milioni di euro.

Un flusso illecito da 20 milioni di euro

Secondo quanto emerso, dal 2020 al 2024 sarebbero transitati oltre 20 milioni di euro su un conto corrente aperto a Bolzano, per poi essere trasferiti in Austria, Lituania e Cina.

Il denaro, proveniente da evasione fiscale, veniva restituito quasi integralmente in contanti all’imprenditore bresciano.

Questo sistema ha messo in evidenza falle nei meccanismi di controllo finanziario e la necessità di rafforzare la prevenzione dal riciclaggio di denaro, soprattutto nei settori più vulnerabili come quello edile.

Sette imprese fittizie e una frode da 28 milioni

L’imprenditore risulta essere amministratore di fatto di sette imprese edili intestate a prestanome, utilizzate per evadere imposte per oltre 28 milioni di euro.

Dai conti di queste società partivano i fondi poi oggetto di riciclaggio.

La normativa sul riciclaggio di denaro, pur essendo severa, viene spesso aggirata attraverso l’uso di soggetti giuridici fittizi e operazioni bancarie complesse.

La documentazione extracontabile acquisita durante le perquisizioni ha consentito di ricostruire con precisione il percorso dei fondi e i relativi profitti illeciti.

Tentativi di occultamento patrimoniale

L’indagine ha anche portato alla luce il tentativo dell’imprenditore di sottrarre beni al fisco tramite la fittizia intestazione al figlio di quote societarie per un valore superiore ai 600 mila euro.

Il giudice per le indagini preliminari ha quindi ordinato ulteriori sequestri, colpendo non solo le quote trasferite, ma anche beni immobili riconducibili alle imprese coinvolte.

Questo comportamento, rientrante nel reato di auto-riciclaggio, aggrava la posizione dell’indagato e dimostra la necessità di strumenti più efficaci per il contrasto alla sottrazione fraudolenta di patrimonio.

I numeri dell’operazione: un’azione a largo raggio

Il bilancio dell’inchiesta è significativo: 14 indagati, tra cui due sottoposti a misure cautelari, e quattro società coinvolte.

Sono state formulate oltre 60 ipotesi di reato, con sequestri preventivi per un valore complessivo che sfiora i 20 milioni di euro.

L’intervento coordinato della Guardia di Finanza e della Procura di Bolzano segna un ulteriore passo avanti nel contrasto al crimine economico e alla violazione sistematica delle leggi fiscali e sulla trasparenza finanziaria.

Un caso simbolo per l’Italia che vuole cambiare

Questo caso rappresenta un esempio emblematico di come i reati economici possano compromettere non solo l’equità fiscale, ma anche la stabilità del mercato.

Rafforzare i controlli, migliorare l’efficacia della normativa sul riciclaggio di denaro e promuovere una cultura della legalità sono priorità non più rinviabili.

L’arresto dell’imprenditore bresciano è un segnale chiaro che lo Stato intende tutelare l’economia sana, contrastando con fermezza ogni forma di evasione e riciclaggio.

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